NELLA BELLEZZA
Arriva l’estate e la voglia di andare, passeggiare, correre diventa irrefrenabile.
Varese e la sua provincia sono una provocazione continua. Ville, giardini, vicoli, piazze, colline e verde, molto verde, un verde di una bellezza autentica, mai uguale, esplosivo, capace di far sognare, riflettere, pensare, un verde che riempie di nuovo la vita di mille idee, valori, speranze. Nel verde varesino, naufragano i pensieri negativi del mondo, l’uomo torna bambino: è come se, all’improvviso, si riaccendessero il mito e la favola, la voglia di lasciarsi andare, di immergersi in una sorta di osservazione mistica, lontano dalle follie e dai rumori assordanti che stroncano ogni riverbero di euforia fisica e mentale.
Il verde varesino è diverso da tutti gli altri verdi: è un polmone acceso che richiama istinti primordiali, un desiderio di giovinezza improvvisa, la voglia di abbandonare tutto per rientrare almeno una volta nel cuore della vita affettiva, quella che con assoluta semplicità cammina lenta e ricamata di mille pizzi e merletti, di gioie legate alla versatile allegria di un tempo animato da accoglienti silenzi. I verdi varesini restituiscono la forza evocativa del colore e quella esplorativa della luce, il desiderio di lasciarsi cullare da tutto ciò che sfugge le bassezze umane. La bellezza dei giardini si alterna con quella dei colli, sette come quelli che hanno dato origine alla stirpe romana.
Varese e provincia hanno ricevuto in dono una bellezza che non si arrende, che si rinnova in ogni stagione, impedendo che qualcuno se ne possa dimenticare. È piacevolissimo andare alla scoperta dei paesini immersi nei verdi, dove l’architettura è ancora quella antica dei primi del novecento e dove, a ogni passo, senti la necessità di fermarti e di lasciarti condurre da una mescolanza di umori, silenzi, aromi, profumi, per riapprendere ciò che hai dimenticato. Ogni comune è un segno del destino, un inno alla creatività un po’ contadina, lacustre e un po’ montanara, un rimescolìo di attività legate alla terra e all’acqua. Incontri gente che cammina, cammina, riscoprendo una realtà più a misura d’uomo, incontri amanti della bici che si lanciano in appassionate volate, anziani che tornano giovani, che restituiscono allo spirito quella parte di verità che il mondo moderno tenta di cancellare.
Entrare nel cuore della città e in quello delle sue valli significa rinnovare quell’amore per la natura che portiamo dentro. Vecchie forme di artigianato locale sopravvivono fortunatamente all’ingordigia del progresso. Puoi ritrovare il volo di un falco pellegrino o di una poiana, il concerto di merli diventati ormai parte della famiglia umana, la corsa di un leprotto selvatico, cinghiali che si muovono spinti dalla fame insieme alla loro prole, oppure la bellezza regale di una ratera che attraversa la strada e si tuffa immediatamente nel verde per non perdere il contatto. Ci sono concerti mattutini e concerti serali, uccelli che ad ogni stagione ritornano nei luoghi dove sono nati per ritrovare il calore della vita. Tutto richiama alla bellezza, alla gioia di vivere.
Il problema? È che, spesso, ci dimentichiamo che il mondo ha ancora molte cose da raccontare e da farci vedere. Riaccendere non è poi così difficile, ma occorre non lasciarsi condizionare da chi vorrebbe farci credere che il paradiso, quello vero, sia sempre troppo lontano, impedendoci così di godere di quella bellezza lombarda che ci sorprende ogni volta che cambia stagione, lasciandoci con una immensa voglia di dedicarci all’estasi verde, che riconcilia i cuori e le menti a speranze nuove e a nuovi sogni, fuori da quella tempesta consumistica che desertifica ogni spazio di bellezza, quella bellezza che ci è stata consegnata con tutto l’Amore possibile da chi l’ha voluta creare perché fosse più allegra e più bella la nostra vita su questo meraviglioso pianeta.
Felice Magnani