IL SACRO MONTE, UN LUOGO DA VISITARE
Ci sono luoghi che hanno il dono della bellezza rara: il Sacro Monte di Varese è uno di questi. È un borgo d’altri tempi, uscito dal ventre pulsante di una creazione che lascia col fiato sospeso chi sente la necessità di restituire senso a una quotidianità a tratti senza prospettive.
Mentre lo osservi appollaiato nella sua artistica composizione abitativa, scopri il campanile della basilica mariana di Santa Maria del Monte. Così, vivi - quasi senza accorgertene - il respiro di una sacralità che ha origini lontanissime, quando il vescovo Ambrogio guidava la lealtà della fede cristiana contro l’arroganza di un arianesimo arrembante. Lo si può salire a piedi, in bici, in macchina, con la funicolare, con il pullman, scoprendolo poco alla volta, rimboccando adagio le coperte di una natura che punta decisamente verso l’alto.
Puoi dare il senso che desideri: religioso, atletico, naturalista, salutista, contemplativo; puoi lasciare che lo sguardo corra senza fermarsi alla ricerca di emozioni che senti vibrare a ogni passo, oppure incunearti tra le cappelle per metterne a nudo l’arte, per stupirti della fantasia architettonica di Giuseppe Bernascone o dell’idealità mistica di padre Giovanni Battista Aguggiari, uomini che hanno voluto rendere meno lontana la distanza tra la terra e il cielo.
Le Cappelle del Rosario sono espressione di una fede che si coniuga perfettamente con la configurazione ambientale, esemplare fusione di misticismo creativo. Lungo la via, c’è spazio e tempo per episodi che esprimono sensibilità diverse a seconda delle stagioni. Il paesaggio è nitido, sia d’estate sia d’inverno, quando la neve imbianca i tetti di santa Maria e le dorsali del monte. Il balcone del Mosè può essere l’inizio di un viaggio interiore sotto l’attenta paternità di Paolo VI, statua bronzea scolpita dalle sapienti mani di Floriano Bodini.
Percorrere la Via Sacra significa abbandonarsi al silenzio spirituale della preghiera, a una condizione di ascolto e di riappropriazione, lasciando che lo sguardo si ritempri alla luce della bellezza. Significa riprendere il tema del pellegrinaggio come ricerca di nuova identità o come forma penitenziale, affrontare il tema della conversione nella sua luce mariana, nel desiderio di riconciliarsi con la bellezza come dono sacrale. Il Sacro Monte è custode di una memoria in cui si contano personaggi che hanno contribuito a determinarne la storia. Ricordiamo San Giovanni Paolo II°, Papa Wojtyla, cha ha camminato sulla Via Sacra nel lontano 2 novembre1984, recitando il santo Rosario insieme ai varesini, le tredici volte di Giovanni Battista Montini, allora arcivescovo di Milano, monsignor Pasquale Macchi, diventato arciprete del Santuario e successivamente arcivescovo di Loreto.
Il Sacro Monte di Varese è luogo di assoluta bellezza, che permette allo sguardo di abbandonarsi a prospettive aeree, di tuffarsi nello spazio verde della terra dei laghi, creando un’ intensità rigenerativa che si crogiola tra i contrafforti delle Prealpi, la catena alpina, il tavolato padano e le alpi svizzere. Nelle vie del borgo, si respira l’umore mistico della clausura ambrosiana delle Romite, quello delle beate Caterina e Giuliana, poco distanti dal Museo Baroffio con i suoi tesori d’arte, i suoi documenti preziosi.
Passeggiare nell’antico borgo è un po’ come abbandonare il presente con le sue distrazioni e immergersi nei vicoli pietrosi di un paesaggio dove l’odore della terra e della pietra sono richiami costanti di semplificazione esistenziale. Nel cuore del borgo, s’incontra l’Emporio con i suoi prodotti, tipici di una terra varesina ricca di formaggi, salumi, vini, dolci, espressione di un dinamismo sociale e di un’attenzione costante alla creativa produttività del territorio. Nella pace del Santuario di santa Maria del Monte, è possibile abbandonarsi alla materna comprensione della Madonna nera, dispensatrice di serenità interiore, ritrovando il dialogo interiore con Maria, proprio come facevano i pellegrini di un tempo, sempre pronti a unire alla fatica di un viaggio l’energia nuova di una fede ritrovata.
Felice Magnani