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INCONTRO CON LA RIFLESSIONE

IMPARIAMO A DARE UN SENSO ALLE COSE CHE FACCIAMO

riflessione

Capita sempre più spesso che si facciano delle cose così, senza sapere esattamente quale sia il senso o il motivo vero di quello che si fa o di quello che si dice. In molti casi, si agisce come se, intorno, non ci fosse nessuno, come se quel mondo nel quale siamo nati e nel quale dobbiamo vivere fosse una proprietà privata. Si agisce senza pensare, senza una motivazione precisa, senza aver ponderato l’effetto di un pensiero, di un’azione, di un atto, come se gli altri non esistessero o fossero soltanto dei numeri.

Siamo sicuri che gli umani siano davvero umani?

Se dovessimo mettere in fila tutte le prevaricazioni e le inadempienze che osserviamo ogni giorno nella nostra vita ordinaria, avremmo un quadro molto interessante su cui riflettere, per cercare di capire veramente chi siamo e cosa sarebbe più giusto fare per vivere una dimensione più armonica e più rispettosa della nostra vita e di quella degli altri.

Viviamo in un paese che è considerato tra i più belli e più ricchi al mondo, conosciuto per il suo genio, per la sua creatività, per la sua straordinaria capacità di indagare e di scoprire i segreti della bellezza ma, anche, purtroppo, per l’incoerenza della sua armonia, dalla quale emergono spesso tutte le negatività, quelle che relativizzano e che cancellano quanto c’è di veramente grande e di buono nella natura umana.

È importante riflettere? È importante ripiegarsi su se stessi per cercare di entrare, un poco alla volta, nel paradiso dell’interiorità, per capire meglio di che pasta siamo fatti? Quanto conta prendere coscienza di chi siamo, di cosa facciamo, di come lo facciamo, di che peso abbia nella nostra vita e in quella della comunità il desiderio di conoscersi?

Riflettere è un po’ come sedersi in un angolo del nostro soggiorno di casa, dove il silenzio è più ampio e profondo, lasciando che lo sguardo entri nella bellezza che ci sta di fronte e che anima spesso la nostra inquietudine, per cercare di capire sempre qualcosa di più di quel mondo nel quale abbiamo avuto la fortuna di vivere una parte fondamentale della nostra esistenza. Riflettere può essere la porta d’ingresso di un nuovo paradiso interiore, dove ogni cosa è al suo posto, capace sempre di fornire la risposta giusta, soprattutto quando le cose di questo mondo non vanno sempre come vorremmo.

La natura umana ha tutto quanto serve per essere un pochino più felice, non si limita a consegnare una visione superficiale delle cose, vuole sempre qualcosa di più, ci chiede di cercare e di costruire, di investigare e di indagare; vuole, insomma, che diventiamo più consapevoli delle nostre eredità, imparando a investire in modo più adeguato la nostra ricchezza. Essere riflessivi ci aiuta a dare un senso, a finalizzare un’azione, a capire meglio che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato, ci costringe a fare un esame di coscienza, a creare rapporti interpersonali più veri e più maturi, a non lasciarci soggiogare dall’ira e dalla rabbia, da quell’aggressività che troppo spesso consuma e distrugge l’energia positiva che portiamo dentro. 

La riflessione nasce spesso da una mediazione: ha bisogno di trovare chi la sappia suggerire e stimolare, ha bisogno di chi sappia sollecitare il desiderio di esplorare, di ampliare il raggio d’azione della nostra intelligenza. La riflessione aiuta a non dimenticare il passato, a vivere meglio il presente e ad allargare lo sguardo su quello che ci attende, per questo ha spesso bisogno di educatori formati, di persone che sappiano lavorare sull’intelligenza delle emozioni, sulla capacità dell’essere umano di sapersi conoscere e amare, fuori dagli schemi preconfezionati di un materialismo di maniera.

Un buon allievo ha sempre bisogno di un buon maestro, ha bisogno di qualcuno che lo sappia orientare senza scalfire quella naturalissima voglia di crescere che è parte integrante di ogni essere umano.

 

Felice Magnani

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