QUELLE VOCI CHE CHIAMANO… E NON HANNO SEGUITO
di felice magnani
La vita non è mai affetta da mutismo cronico, lascia sempre aperti spazi di natura comunicativa, dov’è possibile esercitare la nostra voglia di interlocuzione, di ascolto e di relazione. La voce ha intonazioni sempre diverse, a tratti melodiose e vibranti, a tratti solenni, severe e impositive, saperle interpretare e riconoscere dipende da noi, dalla nostra capacità di capire il senso di quella voce, di quale verità si faccia portavoce, perché si alzi di tono proprio in quel momento in cui ne sentiamo la mancanza o la nostalgia. Non sempre il richiamo di una voce ha un seguito, non sempre ci lasciamo sorprendere con quella disposizione d’animo che può davvero compiere dei miracoli, non sempre abbiamo voglia di approfondire quello che abbiamo lasciato in disparte, non ritenendolo più adatto ai tempi e alle nostre attenzioni. Capita spesso di riporre il passato o quello di cui il passato è stato portavoce per comodità, per scaricare la coscienza, per alleggerire il peso di un cammino a tratti troppo pesante, lo si fa con la presunzione di essere troppo nuovi e moderni e bravi per poter sottostare ancora una volta al giudizio critico di una storia di cui siamo stati protagonisti nostro malgrado. Sono molte le persone che oggi si dimenticano della storia, anche di quella personale, lo fanno perché si ritengono superiori o forse perché non vogliono riaffermare il senso di una riflessione profonda sulla validità o meno di un percorso caratterizzante della nostra esistenza. La storia non è mai un impedimento se la si sa posizionare, se le si dà la giusta configurazione, se la si sa leggere e interpretare senza demagogia, con quella naturalezza leggera che la rende patrimonio comune di tutti gli esseri viventi. Non temere dunque la storia, amarla per quella che è e per quello che è stata, con l’accortezza di saperla vivere di nuovo, studiarla, leggerla o interpretarla senza la presunzione di volerla manipolare o tradire o depistare o cancellare o mistificare. E’ nella nostra storia anche personale che cogliamo i motivi, quelli fondamentali, che ci hanno permesso di essere o di diventare quelli che siamo, uomini e donne che si prendono a cuore l’esercizio quotidiano della vita. Capita spesso che ricusiamo un richiamo, non ci piace infatti essere di nuovo ripresi per le nostre piccole e grandi iniquità, non ci piace soprattutto che si cerchi d’ interpretare di nuovo ciò che di fatto appartiene a una somma infinita di sovrapposizioni che hanno caratterizzato i tratti di un cammino individuale, diventato in seguito cammino comunitario o di gruppo. Nella storia di ogni persona ci sono delle voci o dei suoni che vibrano da sempre, che si fanno sentire e che non perdono mai la speranza di essere riascoltati, magari anche solo per dimostrare che esistono ancora e che è grazie a loro se abbiamo evitato guai ancora peggiori di quelli che abbiamo incontrato e di cui ci siamo ampiamente lamentati. Le voci vanno sempre ascoltate, anche quando sembrano inutili, esagerate, troppo sovrapponenti o troppo prolungate, tutte indistintamente hanno una loro consistenza sonora, una vera o presunta profondità critica o sociale o morale o culturale. E’ nel grande patrimonio della vita che si legano i suoi motivi conduttori, nulla di quello che si vive resta estraneo, tutto rientra in quella meravigliosa animosità fisica e intellettuale che anima i nostri rapporti, la nostra voglia di perpetuare la forza e la bellezza di un sogno che ci perseguita fin dalla nascita, sollecitando di volta in volta il nostro essere, la nostra umanissima realtà con le sue variabili. Non c’è attimo o momento della vita in cui la voce della coscienza non ci chiami in causa, non richiami la nostra disattenzione quotidiana verso una più attenta visione della nostra vita interiore, di come affrontiamo le cose e se quello che facciamo abbia davvero una ricaduta educativa o non sia solo l’eco di passate armonie. Ascoltare una voce può essere lenitivo, terapeutico, può anche permetterci di ritrovare un equilibrio, di rimettere in fila fatti ed eventi di cui avevamo perso le tracce. Ci sono voci che riabilitano, che restaurano, che fortificano, che chiarificano, che contribuiscono a riaffermare valori e principi di cui si erano perse le tracce. Soprattutto in una società caotica come quella in cui viviamo si rende necessario tornare ad ascoltare, rimettendo in moto il meccanismo della memoria, riabilitando scelte di cui ci si dimentica facilmente, soprattutto quando si pensa di poter ovviare facilmente alle incongruenze esistenziali che s’interpongono durante il nostro cammino. Ogni voce ha una sua caratura, una sua personalità, ogni voce corrisponde a qualcosa che ci appartiene, che è entrata a far parte di una storia di cui diventa solerte sostenitrice ed evocatrice. Saper ascoltare è fondamentale se si vuole davvero riabilitare un vissuto che partendo da lontano s’incammina verso il futuro, cercando di non buttare via niente di quello che ha contribuito ad alimentare la nostra umanità.