Menu
A+ A A-

ANDARE IN BICICLETTA E’ LEGGERE IL TERRITORIO

di felice magnani

Chi meglio del ciclista può leggere il territorio? Andare in bicicletta non è solo terapia funzionale, ma è anche e soprattutto cultura, cultura ambientale, cultura sociale, cultura morale e anche cultura religiosa. La bici ha diverse virtù che contrastano purtroppo con la mentalità corrente, fatta di materialismi e di sopraffazioni, di arroganza e di negazione delle più elementari regole di convivenza civile. Tra queste virtù emerge senza ombra di dubbio la sua vocazione ecologica, il suo essere virtuosa collaboratrice nella lotta contro tutti quei veleni che vengono sparsi in abbondanza in ogni angolo del territorio su cui viviamo, basta essere sorpassati da una motocicletta, da una macchina o da un camion per dover attivare l’apnea, quella forma che consente di trattenere temporaneamente il respiro per non inspirare subito la nube tossica sprigionata dai tubi di scappamento, evitando così che i gas di scarico si depositino nelle nostre vie respiratorie, con tutti i guai che ne conseguono. Pedalando ti rendi conto di quanto siamo ancora lontani da un progetto stradale che includa la possibilità per tutti di poter percorrere le nostre strade statali e provinciali, in modo democratico e tranquillo. Te ne rendi conto anche frequentando le piste ciclabili, là dove esistono. Nella maggior parte dei casi, infatti, c’è un percorso unico per ciclisti e pedoni, col pericolo persistente che gli uni finiscano addosso agli altri. Non parliamo delle cunette che incontri sulle strade provinciali e statali, dove basta lo spostamento d’aria di un autoarticolato che viaggia oltre le quote consentite per destabilizzarti e farti finire in un canale o contro qualche recinzione. Mentre nei paesi del nord Europa, la sede stradale  è veramente democratica, perché consente a tutti di avere uno spazio protetto, dalle nostre parti vige sottaciuta la legge del più forte e comunque le disposizioni in materia di educazione stradale sono ampiamente prive di un’adeguata distribuzione e collocazione legale. Ciascuno interpreta in modo del tutto individuale e arbitrario la propria condizione, rispetto a quel mondo delle regole che dovrebbe regalare gioia e felicità a tutti. Riabilitare la gita in bicicletta significa ridare fiato al buon senso, al rispetto dell’ambiente, alla volontà di migliorare la propria prestazione fisica e mentale, riattivando quello spirito gagliardo, che anima i giovani. La bici possiede una virtù speciale, quella di far sentire bene, rimettendo in circolo le endorfine, le monadi del piacere e quelle della gioia. Chi si addentra nella bellezza dei paesini e delle frazioni apre il proprio cuore a visioni che riconciliano l’animo umano con la sua voglia di lasciare libero sfogo alla curiosità. L’ambiente esercita sempre un fascino molto particolare, soprattutto là dove la natura si apre, favorendo una riappropriazione di suoni, profumi e colori. Dunque le gambe servono, ma è tutto il motore umano nella sua complessa componentistica, che si mette in moto. Chi pratica il ciclismo turistico o amatoriale in tutte le sue forme allena il colpo d’occhio, la capacità di capire e intuire le mosse degli altri, impara a vivere senza paura il contatto diretto con la civiltà tecnologica, quella che spesso si dimentica di com’era agl’inizi, legge la natura e soprattutto inquadra perfettamente lo stato di salute dei nostri paesini, consente di poter fare confronti, di vedere se l’ordine e la pulizia vengono realmente messi in pratica, se l’architettura gode di molto rispetto, oppure se viene spazzata via dall’incuria da chi non si pone troppi scrupoli. Passando nei piccoli centri storici si ha così la possibilità di vedere se chi li gestisce lo fa con amore e con rispetto, magari riattivando pavimentazioni stradali più adatte alla storia e alle sue origini, evitando quel catrame e quel cemento che cancellano la bellezza, lasciandola in preda a nefaste esalazioni del catrame. I centri storici sono l’anima dei nuclei abitativi, quelle parti da salvaguardare, da tenere in somma considerazione, sono quei tesori che la bici può ritrovare e sorprendere, ravvivando il loro impatto positivo sul ricordo, sulla voglia di bellezza e di tradizione che anima lo spirito umano. Dentro il mondo della bici c’è quello dell’educazione e l’educazione la si può leggere sempre con dovizia di particolari, è quella che fa la differenza, che ci fa apparire di fronte all’opinione pubblica. Se il ciclista passa sistematicamente col rosso mette in pericolo la propria vita e dimostra di essere un cittadino che non conosce le regole della democrazia, uno che non riconosce le regole della civile convivenza, che si affida all’arbitrarietà invece di puntare dritto sulla civiltà. La bici è dunque una grande occasione, ma ha bisogno di gente che ci creda sul serio, che sappia sviluppare una cultura della socialità a due ruote, in cui ciascuno si senta alfiere e protagonista, capace di produrre anche una minima parte di quel vivere civile che rende più stabile e gradevole l’esistenza. Forse varrebbe la pena parlare con più frequenza di questi problemi là dove la scuola insegna, dove l’educazione ha ancora posti privilegiati per far sentire la propria voce. La democrazia si costruisce proprio lì, dove nessuno o quasi guarda, perché osservare costa sacrificio. Ripartire dal basso significa riprendersi quella tradizione di atti e pensieri che ha onorato la nostra ripresa educativa, dopo anni dominati da lotte, guerre e ignoranza diffusa.

logo regione

varese4u logo

Plan what to see in Varese with an itinerary including Sacro Monte Unesco di Varese